Facebook: profilo personale o profilo pubblico? Prestate molta attenzione

Molto spesso mi capita di richiedere o ricevere una richiesta di amicia da parte di una organizzazione non-profit. Non tutti sanno che però, secondo le regole di Facebook, l'utilizzo di un profilo personale da parte di organizzazionie oppure aziende rappresenta una violazione delle Condizioni d'uso di Facebook. Cerchiamo allora di capire meglio quali sono le differenze tra il profilo personale e quello pubblico e come bisogna comportarsi correttamente.


Il profilo personale

Dalla pagina specifica nel Centro Assistenza, scopriamo che il nome dell'account deve rispettare le seguenti regole:
  • deve indicare nome e cognome completi. I soprannomi vanno formattati nel seguente modo "Nome 'Soprannome' Cognome";
  • l'account è solo per uso personale. Per rappresentare un personaggio famoso, un'azienda, un organizzazione o un marchio è necessario aprire una "Pagina Facebook";
  • non può contenere titoli religiosi o professionali;
  • si può indicare il cognome da nubile. Non è consentito usare parole come "nata" o "nubile" o "ex" nei nomi account;
  • ogni account deve rappresentare una sola persona, sono vietati account che rappresentano gruppi, famiglie o coppie.
Come si può ben vedere ci sono delle forti limitazioni e vincoli nell'apertura degli account personali. Vediamo alcune peculiarità che ci interessano:
  • il limite massimo di amici è 5000;
  • si può chiedere l'amicia e riceverla;
  • si possono madare messaggi di posta privata;
  • si può utilizzare la chat.

Il profilo pubblico o Pagine di Facebook

Come abbiamo visto nel profilo personale e come specificato in questa pagina nel Centro Assistenza di Facebook: le Pagine sono concepite per consentire a organizzazioni, aziende, celebrità e gruppi di condividdere informazioni in modo ufficiale e pubblico con gli utenti che vi si connettono.
Le caratteristiche distintive sono:
  • non c'è un limite di amici;
  • non è necessario richiedere un'amicizia e attendere la conferma. Nelle Pagine di Facebook la connessione avviene semplicemente attraverso il pulsamente "mi piace";
  • gli amministratori non sono visibili ai fan della pagina
  • non si possono mandare singoli messaggi di posta privata, bensì aggiornamenti a tutti i fan oppure a specifici gruppi sulla base di indicatori socio-demografici;
  • non si può utilizzare la chat;
  • si possono aggiungere applicazioni create appositamente dell'utente-amministratore.
Chiunque in possesso di un account personale può aprire una Pagina su Facebook attraverso questo link oppure cliccando sul link "Crea una Pagina per la mia attività" presente in qualsiasi Pagina già esistente. L'unico vincolo è che l'apertura di una Pagina può essere fatta solo da un rappresentante ufficiale dell'organizzazione, azienda, celebrità o gruppo musicale.

E allora i gruppi cosa sono?

I gruppi possono essere creati da qualsiasi utente per discutere su un qualsiasi argomento. Rappresentano un luogo di incontro e scambio di idee. Possono essere pubblici o segreti, aperti o chiusi.
Alcune somigliaze/differenze rispetto le Pagine:
  • anche nei gruppi non c'è un limite di iscritti e non è necessaria nessuna autorizzazione, per quelli pubblici e aperti;
  • gli amministratori sono visibili;
  • si possono mandare messaggi a tutti gli iscritti, ma non individualmente;
  • i post sul gruppo vengono visualizzati con il nome dell'autore, mentre nelle Pagine l'autore è la Pagina stessa;
  • non è disponibile la chat;
  • presentano un'area specifica per le discussioni.
I gruppi possono essere aperti attraverso questo link oppure nel link "Crea un gruppo" nella pagina riassuntiva dei gruppi di cui si fa parte, accessibile dal menù di sinistra nella home page.

Cosa bisogna fare?

Come abbiamo visto le Condizioni d'uso di Facebook sono molto precise, chiare e dettagliate. Putroppo ci sono ancora moltissime organizzazioni che aprono un proprio profilo personale invece che una Pagine. Anche se Facebook per ora permette di compiere questa "violazione", l'utilizzo del profilo personale non è conveniente per diversi motivi:
  • la limitazione di 5000 amici è fortemente restrittiva. Una volta raggiunti cosa si fa? Bisogna creare una Pagina con conseguente duplicazione dei contenuti e difficoltà di gestione e coordinamento;
  • non si possono inviare messaggi a tutto il gruppo contemporaneamente;
  • le possibilità di personalizzare il profilo sono molto limitative, cosa che non è avviene per le Pagine;
  • non si possono attivare particolari campagne di web marketing;
  • se Facebook si accorge di questa infrazione (tramite segnalazione o verifica interna) si riserva il diritto di chiudere o sospendere l'accaunt con la conseguente perdita di tutti i contatti fino a quel punto raccolti. Così tutto il lavoro va in fumo.
La soluzione migliore per le organizzazioni che hanno sbagliato profilo è quello di far aprire un profilo personale ad un amminsitratore, conseguentemente creare una Pagina Facebook e attivare una massiccia campagna di dirottamento degli amici del profilo personale "vietato" verso quest'ultima Pagina. È un'operazione delicata in quanto si corre il rischio di perdere qualche utente, ma è necessaria.
Per ora Facebook non ha avviato nessun controllo interno, agisce solo su segnalazione, ma è molto probabile che in un futuro non molto lontano avvii tali procedure. Ma perché rischiare?

Curiosando nel mondo delle Apps per iPhone e iPad

Qualche giorno fa ho letto il post di Francesco Santini sull'uso degli iPad per il non profit. Da fortunato possessore di un iPhone mi sono incuriosito e ho fatto una piccola ricerca per cercare di capire quale sia, ad oggi, l'utilizzo che le organizzazioni non profit fanno delle Apps per iPhone/iPad. Il risultato è stato più positivo di quanto mi aspettassi.


Come possiamo classificarle?

Da quello che ho potuto riscontrare, le Apps possono essere raggurappate in quattro categorie principali:

  • istituzionali: forniscono informazioni sull'organizzazione, news aggiornate, gallerie fotografiche, collegamenti ai filmati su YouTube ecc. Un interessante esempio è l'applicazione "Red Cross" gestito da ICRC: presenta una grafica molto semplice e curata nei minimi dettagli, inoltre i contenuti sono numerosi e sempre aggiornati. Un'esperienza tutta italiana è fornita dal Telefono Azzurro che ha realizzato due differenti applicazioni: la prima per iPhone ("Azzurro.it"), un portale di accesso ai servizi offerti dall'organizzazione; l'altra per iPad ("Azzurro Child") più articolata e completa (per approfondire leggete quest'articolo pubblicato su Vita.it);
  • ludiche: l'organizzazione interagisce con gli utenti attraverso dei giochi appositamente ideati. Terree des Hommes ha realizzato un'applicazione molto carina ed intelligente: "Scopri quanto sei Cattivik". Gli utenti devono cimentarsi in un quiz con diversi gradi di difficoltà per sbloccare contenuti esclusivi realizzati per l'occasione da Silver (autore di Cattivik). Un altro esempio italiano è l'applicazione "iGreenpeace", realizzata da Greenpeacce, in cui l'utente deve ballare insieme ad Alex il pinguino (personaggio di alcune campagna dell'organizzazione);
  • tematiche: hanno come obiettivo la sensibilizzazione (attraverso informazioni specifiche, idee creative, filmati ecc.) dell'utente su specifiche tematiche che rientrano nella mission dell'organizzazione. Un'applicazione molto interessante è "Monterey Bay Aquarium's Seafood Guide": una guida sul consumo alimentare sostenibile delle varie specie di pesce;
  • multi-causa: sono solitamente applicazioni che non riguardano una specifica causa/organizzazione ma ne coinvolgono diverse contemporaneamente, offrendo all'utente specifici servizi. Alcuni esempi sono "Cause World" e "The Extraordinaries" (vengono descritte dettagliatamente in questo articolo).
Quali funzioni ricoprono per le organizzazioni non profit?

Sicuramente la funzione principale è quella di sensibilizzare gli utenti riguardo una specifica causa, attraverso due possibili strade: un convolgimento più razionale (informazioni, news, foto ecc) ed una più emotivo (giochi, sfide ecc.). Il secondo fine è quello di far conoscere l'attività dell'organizzazione e attviare un meccanismo di fidelizzazione alla causa. Infine l'ultimo obiettivo fondamentale è raccogliere fondi.

Come si possono raccogliere fondi con le Apps?

Il tema della raccolta fondi attraverso le Apps è molto delicato in quanto Apple ha posto delle forti limitazione a riguardo: non è permesso raccogliere soldi tramite l'applicazine ed è vietato qualsiasi riferimento (anche semplicemente nella descrizione) alla devoluzione totale o parziale degli eventuali introiti, per il finanziamento di una causa sociale. Le ragioni di questa posizione sono ben illustrate in questo articolo.
Ovviamente non tutte le strade sono state precluse. Come spiegato in quest'altro articolo, le organizzazioni possono comunque predisporre all'interno dell'applicazione un rinvio al sito web istituzionale e alla pagina di donazione on-line.
Il ricorso alle Apps offre anche altre vie per raccogliere fondi: la prima possibilità consiste nel distribuire l'applicazione a pagamento, come avviene ad esempio con "Agire", la quale ha un prezzo di 10,99 € (l'importante è non menzionare mai in nessun contenuto che questi soldi verranno considerati come donazioni). Un'altra via percorribile è l'inserimento di messaggi pubblicitari che genereranno dei guadagni, operazione che sarà facilitata dalla recente introduzione, da parte di Apple, di iAd.

Quale futuro per le Apps nel non profit?

Come si è potuto vedere da questa breve analisi, il contesto italiano presenta già alcune ottime esperienze significative; anche se si può fare ancora molto!
Un importante passo avanti potrebbe essere compiuto se Apple realizzasse una specifica categoria dedicata alla Apps per il non profit in Apple Store. Ciò renderebbe facilmente accessibili e consultabili le varie applicazioni già esistenti.
Infine, questo settore è destinato a subire sicuramente uno stravolgimento e stimolare nuove esperienze creative, grazie alle inesplorate frontiere offerte dall'introduzione dell'iPad. Paolo Ferrara ha illustrato molto bene quali potranno essere le nuovo opportunità per il non profit offerte dal nuovo tablet della Apple.

A questo punto non ci resta che fermarci ed aspettare cosa accadrà, con l'augurio di ritrovarci tra qualche mese per fare nuovamente il punto della situazione è, speriamo, per segnalare nuove interessanti esperienze tutte italiane!

C'è bisogno di più trasparenza

È uscito oggi un articolo su Repubblica on-line dal titolo: "Pub, agriturismo, palestre ecco i furbetti del non profit". Nel testo si spiega come numerose associazioni vengano create inserendo nell'oggetto sociale attività di tipo culturale o sociale per poi trasformarsi in vere e proprie attività occulte di tipo commerciale.

Purtroppo il quadro che viene dipinto non è molto positvo, sembra che queste siano pratiche ampiamente consolidate e frequenti. Noi sappiamo che in realtà ciò non rispecchia la realtà: quando si tratta di evidenziare quello che non va si guarda sempre al bicchiere mezzo vuoto ma non si considera mai il bicchiere mezzo pieno (che di solito è molto più di mezzo).

Il tema che emerge ancora una volta è quello della trasparenza. Essa rappresenta una delle grandi sfide che il mondo non profit deve affrontare e vincere. In questi giorni sono stati pubblicati diversi post che affrontano questo argomento (Valerio Melandri e il caso della pubblicità ingannevole di IID, Paolo Ferrara nel post "Il fundraising è morto... w il fundraising"e Francesco Santini che ha cercato di applicare i criteri di trasparenza a Propaganda Fide).
Il tema della trasparenza è centrale per il fundraising in quanto le donazioni si fondano sostanzialmente sulla fiducia. Quando una persona decida di sposare una buona causa e sostenerla economicamente vuole prima di tutto sapere:
  • di cosa si occupa l'organizzazione e che progetti gestisce;
  • quali strumenti utilizza per raccogliere i fondi;
  • come impiega i soldi donati e in che proporzioni vengono ripartite le entrate tra costi di gestione e amministrazione e finanziamento dell'attività sociale.
Tutto ciò è possibile esclusivamente se l'organizzazione "si mette a nudo" cioè rende assolutamente trasparente la propria attività (soprattutto gli aspetti economico-finanziari), senza aver paura di critiche e giudizi. La cosa più importante (se tutto è gestito in maniera onesta) è spiegare in modo semplice e chiaro tutti gli aspetti dell'attività, soprattutto quelli che potrebbero essere maggiormente fraintesi o non compresi dal donatore.

Confrontiamo ad esempio le spese per il personale di due diverse tipologie di organizzazioni. La prima fornisce assistenza medica nelle aree più povere e si basa sostanzialemente sul volontariato mentre l'altra offre un servizio di assistenza e degenza per persone affette da specifiche patologie. In questo secondo caso l'organizzazione dovrà dotarsi di una apparato di professionisti altamente specializzato che sarà equamente retribuito. Come si può facilmente comprendere, nel bilancio la voce del costo per il personale avrà nelle due ipotesi pesi totalemente diversi. La seconda organizzazione presenterà valori molto elevati che potrebbero essere considerati dal donatore come uno sperpero di risorse (anche perché l'idea largamente diffusa è che nel non profit tutti debbano offrire il proprio lavoro gratuitamente). Anche se la maggiorparte delle organizzazioni sarebbero tentate di deviare l'attenzione da questo aspetto, la soluzione vincente è quella di trasformare una criticità apparente in un punto di forza. E ciò è possibile solamente attirando l'attenzione del donatore su tale voce di bilancio e spiegarne in maniera semplice e comprensibili le motivazioni di un valore così elevato (ad esempio indicando il numero di professioinisti, le loro specializzazioni, il reddito medio percepito e, perché no, il confronto con lo stipendio di un ugale lavoratore nel mondo for profit).

Inoltre, non è sufficiente redigere il bilancio sociale, ma è necessario diffonderlo e renderlo disponibile in qualsiasi memento. E su questo punto un grosso aiuto ci viene dall'uso di Internet. Ogni organizzazione dovrebbe predisporre nel proprio sito istituzionale un'area facilmente e immediatamente raggiungibile dall'utente, in cui riportare tutte le informazioni necessarie a garantire un elevato grado di trasparenza dell'attività dell'onp.

Come facevano notare anche nei loro post i professionisti appena citati, in Italia le organizzazioni non profit hanno una scarsa attenzione rispetto le tematiche di accountability e attenzione nei confronti dei donatori. Molto spesso prevale la logica perversa secondo cui ciò che può creare critiche o riflessioni deve essere nascosto il più possibile, anche se giustificato da motivazioni più che valide.

Per concludere, consiglio a tutte le persone interessate di andare a leggersi la sentenza emessa durante il Processo al Fundraising che si è tenuto in occasione del Festival del Fundraing a Castrocaro.