C'è bisogno di più trasparenza

È uscito oggi un articolo su Repubblica on-line dal titolo: "Pub, agriturismo, palestre ecco i furbetti del non profit". Nel testo si spiega come numerose associazioni vengano create inserendo nell'oggetto sociale attività di tipo culturale o sociale per poi trasformarsi in vere e proprie attività occulte di tipo commerciale.

Purtroppo il quadro che viene dipinto non è molto positvo, sembra che queste siano pratiche ampiamente consolidate e frequenti. Noi sappiamo che in realtà ciò non rispecchia la realtà: quando si tratta di evidenziare quello che non va si guarda sempre al bicchiere mezzo vuoto ma non si considera mai il bicchiere mezzo pieno (che di solito è molto più di mezzo).

Il tema che emerge ancora una volta è quello della trasparenza. Essa rappresenta una delle grandi sfide che il mondo non profit deve affrontare e vincere. In questi giorni sono stati pubblicati diversi post che affrontano questo argomento (Valerio Melandri e il caso della pubblicità ingannevole di IID, Paolo Ferrara nel post "Il fundraising è morto... w il fundraising"e Francesco Santini che ha cercato di applicare i criteri di trasparenza a Propaganda Fide).
Il tema della trasparenza è centrale per il fundraising in quanto le donazioni si fondano sostanzialmente sulla fiducia. Quando una persona decida di sposare una buona causa e sostenerla economicamente vuole prima di tutto sapere:
  • di cosa si occupa l'organizzazione e che progetti gestisce;
  • quali strumenti utilizza per raccogliere i fondi;
  • come impiega i soldi donati e in che proporzioni vengono ripartite le entrate tra costi di gestione e amministrazione e finanziamento dell'attività sociale.
Tutto ciò è possibile esclusivamente se l'organizzazione "si mette a nudo" cioè rende assolutamente trasparente la propria attività (soprattutto gli aspetti economico-finanziari), senza aver paura di critiche e giudizi. La cosa più importante (se tutto è gestito in maniera onesta) è spiegare in modo semplice e chiaro tutti gli aspetti dell'attività, soprattutto quelli che potrebbero essere maggiormente fraintesi o non compresi dal donatore.

Confrontiamo ad esempio le spese per il personale di due diverse tipologie di organizzazioni. La prima fornisce assistenza medica nelle aree più povere e si basa sostanzialemente sul volontariato mentre l'altra offre un servizio di assistenza e degenza per persone affette da specifiche patologie. In questo secondo caso l'organizzazione dovrà dotarsi di una apparato di professionisti altamente specializzato che sarà equamente retribuito. Come si può facilmente comprendere, nel bilancio la voce del costo per il personale avrà nelle due ipotesi pesi totalemente diversi. La seconda organizzazione presenterà valori molto elevati che potrebbero essere considerati dal donatore come uno sperpero di risorse (anche perché l'idea largamente diffusa è che nel non profit tutti debbano offrire il proprio lavoro gratuitamente). Anche se la maggiorparte delle organizzazioni sarebbero tentate di deviare l'attenzione da questo aspetto, la soluzione vincente è quella di trasformare una criticità apparente in un punto di forza. E ciò è possibile solamente attirando l'attenzione del donatore su tale voce di bilancio e spiegarne in maniera semplice e comprensibili le motivazioni di un valore così elevato (ad esempio indicando il numero di professioinisti, le loro specializzazioni, il reddito medio percepito e, perché no, il confronto con lo stipendio di un ugale lavoratore nel mondo for profit).

Inoltre, non è sufficiente redigere il bilancio sociale, ma è necessario diffonderlo e renderlo disponibile in qualsiasi memento. E su questo punto un grosso aiuto ci viene dall'uso di Internet. Ogni organizzazione dovrebbe predisporre nel proprio sito istituzionale un'area facilmente e immediatamente raggiungibile dall'utente, in cui riportare tutte le informazioni necessarie a garantire un elevato grado di trasparenza dell'attività dell'onp.

Come facevano notare anche nei loro post i professionisti appena citati, in Italia le organizzazioni non profit hanno una scarsa attenzione rispetto le tematiche di accountability e attenzione nei confronti dei donatori. Molto spesso prevale la logica perversa secondo cui ciò che può creare critiche o riflessioni deve essere nascosto il più possibile, anche se giustificato da motivazioni più che valide.

Per concludere, consiglio a tutte le persone interessate di andare a leggersi la sentenza emessa durante il Processo al Fundraising che si è tenuto in occasione del Festival del Fundraing a Castrocaro.

2 Response to "C'è bisogno di più trasparenza"

  1. Anonimo 29 luglio 2010 alle ore 15:23
    A molte onlus essere controllati non piace
    15 luglio 2010 alle 08:57 | Pubblicato in Uncategorized | Lascia un commento

    Continua la campagna di discredito contro l’Istituto Italiano della Donazione

    Negli ultimi giorni il dibattito sull’inchiesta di Repubblica sui “furbetti” del non profit ha coinvolto tantissime persone. Nel terzo settore ci sono molte realtà, che sfruttano i vantaggi del non profit per attuare operazioni di arricchimento e profitto individuale. Questa prassi getta fango sul terzo settore e crea disagio alle persone che vorrebbero impegnarsi per aiutare gli altri, per esempio attraverso il sostegno a distanza, ma sono preoccupate di dare il loro denaro a qualche “falsa onlus”. In questo marasma il principale ente di controllo sul terzo settore è l’Istituto Italiano della Donazione. Perciò molte associazioni cercano di screditare l’Istituto italiano della Donazione, affermando che esso è un’agenzia privata e che quindi sarebbe orientato a non controllare i propri “clienti”. I detrattori del “controllo” non sanno che ogni anno l’IID monitora attentamente i bilanci, le attività e le procedure di tutte le associazioni, anche perché, se l’istituto non fa il suo dovere in termini di trasparenza, i soggetti sociali non sarebbero orientati a relazionarsi all’ente. L’auspicio è che gli organi competenti diano sempre più valore al lavoro dell’Istituto Italiano della Donazione, premiando così chi lavora con trasparenza, senza aver paura dei “controlli”.

    Ciro Troise

    http://reachitalia.wordpress.com/
  2. Anonimo 29 luglio 2010 alle ore 15:30
    Il controllo per il non-profit già esiste
    8 luglio 2010 alle 08:44 | Pubblicato in Uncategorized | Lascia un commento

    Si continua a discutere dell’inchiesta di “Repubblica” pubblicata venerdì scorso sui falsi non-profit. Il portavoce del Forum del Terzo Settore Olivero ha condannato l’inchiesta, affermando che getta fango su tutto il mondo del non profit, e chiede, però, controlli più precisi.

    “Perché all’Agenzia delle Onlus non sono stati dati fino ad oggi i mezzi per fare i controlli e governare essa stessa i controlli?”- così si è espresso Olivero. Reach Italia Onlus, in virtù della trasparenza della sua attività, condivide la necessità dei controlli ed intende comunicare l’importanza dell’adesione all’Istituto Italiano della Donazione (IID). Quest’ultimo assicura l’affidabilità e la serietà delle oltre cinquanta organizzazioni non profit che ne fanno parte ed attesta l’uso chiaro e trasparente delle donazioni che ricevono. L’Istituto Italiano della Donazione è un’associazione senza scopo di lucro fondata da enti rappresentativi del settore non profit italiano che basa la propria attività sulla Carta della Donazione, primo codice italiano di autoregolamentazione per la raccolta e l’utilizzo dei fondi del non profit, sottoscritto da tutte le organizzazioni aderenti. L’Istituto inoltre si impegna a:

    - Rassicurare i donatori circa l’applicazione di regole corrette di raccolta fondi da parte delle organizzazioni non profit

    - Garantire che i fondi raccolti siano gestiti con competenza, serietà e trasparenza

    - Attuare verifiche periodiche delle buone prassi riscontrate, al fine di rassicurare che le stesse si mantengano costanti nel tempo.

    La redazione

    http://reachitalia.wordpress.com/

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